lunedì 7 febbraio 2022

La cultura dell’accettazione

 


La riscoperta di Ernst Bloch mi ha obbligato a notare come frasi apparentemente banali e finalizzate ad un nostro presunto benessere piscologico siano invece pericolosamente liberticide. Siamo circondati da messaggi di accettazione: accettare i propri limiti, accettare me steso per quello che sono, accettare i miei difetti, accettare la diversità, accettare la mia vita così com’è, accettare tutto… Dobbiamo accettare? Ernst Bloch notava che la condizione umana è quella di non accettare lo stato delle cose, di essere permeato da un profondo senso di insoddisfazione: una totale non accettazione del presente.

Bloch, però, in questo non vedeva, come la maggior parte di noi, una causa di frustrazione o infelicità, bensì vedeva in questo stato di perenne insoddisfazione un terreno fertile per sognare ed immaginare un mondo nuovo. La non accettazione di uno stato di cose, come motore del cambiamento. Inseguire sogni ed utopie per migliorare continuamente. Non siamo obbligati ad accettare la nostra povertà come condizione ineliminabile del nostro vivere, non siamo obbligati ad accettare che i 4/5 della ricchezza mondiale siano in mano a pochi oligarchi, non siamo obbligati a pensare che sia necessario consumare e guadagnare di più, sempre di più per sopravvivere, non siamo obbligati a pensare che il mondo debba per forza basarsi su un sistema capitalistico incapace di distribuire ricchezza e incapace di  gestire risorse, non siamo obbligati ad essere bulimici. Siamo obbligati a pensare, siamo obbligati a pensare ed immaginare un mondo migliore. Non dobbiamo accettare, ma trasformare il mondo.

 

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